mercoledì 26 dicembre 2012

La statua che parla



Avevo all'incirca diciotto anni quando vidi per la prima volta da vicino la pietà di Michelangelo. Capitai in un giorno fortunato; non c'era molta gente e per giunta quell'epoca non era "blindata" come lo è oggi. La si poteva quasi toccare. A un primo sguardo capì subito che ciò che avevo davanti era qualcosa si straordinario, ma poi il mio sguardo si soffermò sui particolari: Quel corpo disteso, abbandonato, morbido, esanime. Le vene del braccio, la mano posata sulle pieghe del manto della Madonna. Tutto mi dava una sensazione di finito, di profonda tristezza e allo stesso tempo era come se mi parlasse, mi dicesse qualcosa nel profondo e le lacrime cominciarono a scaldarmi il viso e pensai: "Come fa una cosa del genere a essere uscita da una roccia?"
 Ancora oggi mi commuovo a vedere l'opera d'arte più bella del mondo.
Margot Schera


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